Il Dipartimento del Lavoro degli USA stima che il 65% dei bambini che oggi iniziano la scuola elementare da grande farà un lavoro che non è ancora stato inventato. Sbalorditivo. Dunque in quest’ottica potremmo analizzare, e dunque prevedere, i fabbisogni formativi delle nuove generazioni per i prossimi 6-7 anni, se tutto va bene…
Velocità. Parola d’ordine del nostro tempo.
I velocissimi cambiamenti indotti dalle tecnologie informatiche stanno dunque agendo nel nostro sistema produttivo come propulsore di un incremento di produttività senza precedenti? O stiamo correndo, sempre un po’ in ritardo, dietro ad innovazioni troppo veloci?
Mi occupo di formazione continua da trent’anni e prima lavoravo nell’istruzione superiore, ma mai come oggi mi sono sentito in crisi sul “da fare”: la catena virtuosa problema-soluzioni-bisogni (formativi) ormai vale solo nel breve, direi nel brevissimo. Vale per adeguare le competenze dei lavoratori alle necessità dell’oggi. Forse domani saranno obsolete.
Per fare delle valutazioni sui gap formativi da colmare è sempre stata buona norma partire dalle strategie dell’azienda, dai problemi di mercato o dalle opportunità che le innescano, dai progetti in avvio. Purtroppo, specie nelle PMI, è invece spesso stata l’urgenza legata a qualche scadenza o la necessità di mettersi in regola con la normativa vigente a dettare le priorità. E forse, per assurdo, nell’ottica della “velocità” di cui sopra, l’urgenza può diventare l’unico, reale criterio. C’è qualcosa che non funziona in tutto ciò. O forse occorre semplicemente cambiare qualcosa, metterci in un altro punto di osservazione per cambiare la prospettiva. Salire sul tavolo per guardare dall’alto (ricordate il film “L’attimo fuggente”?).
Occorre procedere dalla considerazione che sempre meno potremo ragionare su futuri “strategici” fabbisogni di tipo tecnico (produzione o organizzazione che sia), in quanto le innovazioni connesse all’IT andranno sempre più a modificarne le caratteristiche, mentre sempre più importanti diventeranno gli aspetti legati alla responsabilizzazione dei lavoratori, ai livelli di autonomia decisionale, alla capacità di operare in team per risolvere problemi o proporre nuove soluzioni.
Analisi dei fabbisogni formativi e life large-learning
Il prof. Jean Paul Fitoussi nell’epilogo ad uno stimolante libro di Giovanni Lo Storto “EROSTUDENTE” ed. Rubettino, 2017) afferma che “i talenti che bisogna sviluppare sono quelli che derivano dall’osservazione e dall’ascolto (…): la creatività, la curiosità, l’apertura agli altri, la capacità di lavorare in squadra”, si sta parlando di soft skills, capacità esterne al campo della specializzazione lavorativa. Si sta parlando di life large-learning come evoluzione obbligatoria del life-long learning. In realtà, afferma Lo Storto nel libro succitato, “lifelarge non è evoluzione di lifelong, ma life diventa una parola che, a sé stante, riesce da sola a recuperare il senso pieno della vita di ciascuno di noi individualmente. Large-learning, a sua volta, porta con sé un apprendimento il più ricco, il più ampio, il più largo possibile”.
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