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Certificazione delle competenze: un sistema in divenire

La certificazione delle competenze a partire dalla legge 92/2012.

Con il decreto legge 13/2013 si sta costruendo un sistema pubblico di certificazione delle competenze, con la messa a punto di standard minimi di servizio omogenei sul territorio nazionale. Un primo passo è stato quello di costruire il “Repertorio nazionale dei titoli di istruzione, di formazione e delle qualificazioni professionali”. Si tratta di un documento che classifica e distingue in termini di competenze tutte le certificazioni che si possono acquisire in materia di istruzione e formazione. Questo strumento rende leggibili e confrontabili tutte le certificazioni delle competenze rilasciate, mettendo a disposizione un documento condiviso di riconoscimento di crediti formativi in chiave europea.

La legge 4/2013 e la certificazione delle competenze per professioni non organizzate in albi o collegi.

Grazie a un processo politico-istituzionale che pone l’Italia in linea con le raccomandazioni europee, con la legge 4/2013, si stanno sviluppando norme tecniche per la certificazione delle competenze di tutte quelle attività professionali che non dispongono di albi o collegi. Questo è il panorama tecnico-normativo con il quale imprese e cittadini si confronteranno nei prossimi anni: una vera e propria rivoluzione che sta attraversando il mondo della formazione e del lavoro. In nome del diritto all’apprendimento permanente ogni persona potrà accedere a servizi dedicati a validare il proprio patrimonio di esperienze. Come secondo passaggio, sarà possibile ottenere una certificazione delle competenze acquisite, indipendentemente dal percorso seguito per farle proprie.

certificazione delle competenze

La centralità del tema della certificazione delle competenze professionali acquisite sul lavoro.

Oltre ai titoli e alle qualificazioni professionali ottenibili attraverso il canale dell’istruzione, della formazione e dell’Università, e delle nuove certificazioni professionali, il sistema imprenditoriale e delle associazioni di categoria stanno lavorando da anni per favorire la diffusione dell’attestazione delle competenze del singolo professionista attraverso la certificazione volontaria di qualità rilasciata da organismi accreditati. Su questa scia, è forte l’esigenza di fare riferimento a norme applicabili a una gamma sempre più varia di attività professionali non regolamentate.
Istituzioni ed enti pubblici, titolari del processo di certificazione, ma anche soggetti privati, accreditati o autorizzati a svolgere questa attività, potranno rilasciare una certificazione di competenze che documenta l’accertamento e la convalida di tutti i risultati conseguiti in qualunque percorso di apprendimento:

  • nella scuola;
  • nella formazione professionale;
  • nella formazione aziendale;
  • sino ai cosiddetti apprendimenti ‘informali’, cioè quelle competenze che si conseguono nei modi più vari, anche nel tempo libero.

La finalità è duplice: anzitutto disporre di una certificazione delle competenze ufficiale riconosciuta su tutto il territorio nazionale che metta in evidenza il patrimonio culturale e professionale cha ciascuno ha sviluppato nel corso della propria vita.
In secondo luogo, aumentare la spendibilità delle competenze delle persone nel mondo del lavoro, favorendo l’incontro tra domanda e offerta e una maggiore dinamicità.
Per la mobilità geografica e professionale delle persone è fondamentale poter spendere i propri saperi professionali in un sistema di garanzie, normative e tecnico-metodologiche, univoco e trasparente.
Non meno importante è la premessa teorico-concettuale da cui muovono questi processi di validazione e certificazione delle competenze: le capacità di una persona, infatti, non sono più trattate come un mero elenco di conoscenze e abilità (un titolo di studio, un profilo professionale), ma risultano comprovate e dunque riconosciute da evidenze o prove.
In definitiva, sono veri e propri “beni” spendibili in contesti reali.

Alessia Rossi